Audizione Commissione sulla Efficienza ed Efficacia del S.S.N. del 5 maggio

Senato della Repubblica XVI LEGISLATURA
Giunte e Commissioni
RESOCONTO STENOGRAFICO n. 66
COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA
sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale
SEGUITO DELL’INCHIESTA SU ALCUNI ASPETTI
DELLA MEDICINA TERRITORIALE, CON PARTICOLARE
RIGUARDO AL FUNZIONAMENTO DEI SERVIZI PUBBLICI
PER LE TOSSICODIPENDENZE E DEI DIPARTIMENTI
DI SALUTE MENTALE
69ª seduta: mercoledı` 5 maggio 2010
Presidenza del presidente MARINO
TIPOGRAFIA DEL SENATO (170)
Senato della Repubblica – 2 – XVI Legislatura
Commissione parlamentare di inchiesta 66º Res. Sten. (5 maggio 2010)
I N D I C E
Audizione di rappresentanti dell’Unione nazionale delle Associazioni per la salute mentale (U.N.A.SA.M.)
PRESIDENTE . . . . . . . . . .P.a.g.. .3., .8,. 1.1. .e. .passim
BOSONE (PD) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
COSENTINO (PD) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
MASCITELLI (IdV) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
POLI BORTONE (UDC-SVP-IS-Aut) . . . . . . 12
CANZIAN . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .P.ag. 10
DIGILIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
MUGGIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8, 11
TENENTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
TRINCAS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4, 13
Sigle dei Gruppi parlamentari: Italia dei Valori: IdV; Il Popolo della Liberta`: PdL; Lega Nord Padania:
LNP; Partito Democratico: PD; UDC, SVP, Io Sud e Autonomie: UDC-SVP-IS-Aut; Misto: Misto; Misto-
Alleanza per l’Italia: Misto-ApI; Misto-MPA-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MPA-AS.
Senato della Repubblica – 3 – XVI Legislatura
Commissione parlamentare di inchiesta 66º Res. Sten. (5 maggio 2010)
Intervengono i seguenti rappresentanti dell’U.N.A.SA.M.: Gisella
Trincas, Presidente dell’Unione; Girolamo Digilio; Ernesto Muggia; Valerio
Canzian; Bruna Tenenti.
I lavori hanno inizio alle ore 14,10.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale della
seduta del 4 maggio 2010 si intende approvato.
SULLA PUBBLICITA` DEI LAVORI
PRESIDENTE. Avverto che della seduta odierna sara` redatto e pubblicato
il resoconto stenografico.
Avverto altresı`, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento
della Commissione, che e` stata richiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo
a circuito interno.
Se non vi sono obiezioni, il circuito sara` attivato.
(Cosı` resta stabilito).
Audizione di rappresentanti dell’Unione nazionale delle Associazioni per la salute
mentale (U.N.A.SA.M.)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito dell’inchiesta su
alcuni aspetti della medicina territoriale, con particolare riguardo al funzionamento
dei Servizi pubblici per le tossicodipendenze e dei Dipartimenti
di salute mentale.
E`
oggi in programma l’audizione di rappresentanti dell’Unione nazionale
delle Associazioni per la salute mentale (U.N.A.SA.M.). Saluto e ringrazio
per la disponibilita` la presidente Gisella Trincas e gli altri componenti
la delegazione.
Dato il tema della nostra inchiesta, potra` essere utile per la Commissione,
e in particolare per i relatori, i senatori Bosone e Saccomanno, acquisire
le considerazioni e gli elementi di conoscenza che potranno essere
forniti da un’organizzazione rappresentativa di oltre 160 associazioni impegnate
nel settore della salute mentale in tutte le Regioni d’Italia.
Invito pertanto la presidente Gisella Trincas a svolgere una relazione
introduttiva sulle problematiche oggetto dell’inchiesta, pregandola di soffermarsi
sulle buone e sulle cattive pratiche che la sua organizzazione ha
avuto modo di riscontrare attraverso il proprio impegno sul territorio.
A seguire, la relazione potra` essere integrata da altri esponenti della
delegazione che intendano intervenire; quindi, vi sara` spazio per le domande
e le considerazioni dei commissari.
Do la parola alla presidente Trincas.
TRINCAS. Signor Presidente, in primo luogo desidero ringraziare lei
e i componenti la Commissione per l’occasione che ci offrite.
L’U.N.A.SA.M., che rappresenta 160 associazioni di familiari e utenti
dei servizi di salute mentale impegnate in tutte le Regioni, porta all’attenzione
di codesta Commissione la condizione di pesante e inaccettabile
squilibrio esistente sul territorio nazionale, relativamente alla qualita`, organizzazione
e diffusione dei servizi di salute mentale.
In gran parte dei servizi territoriali di salute mentale, l’intervento e`
prevalentemente di tipo ambulatoriale, con visite mediche mediamente
ogni due-tre mesi; la cura e` centrata sulla prescrizione farmacologica e
l’attivita` preventiva e riabilitativa e` marginale. Nella maggior parte dei
servizi psichiatrici di diagnosi e cura si pratica la contenzione fisica, le
porte sono chiuse a chiave e l’intervento farmacologico e` massiccio. Il
rapporto con i centri di salute mentale, responsabili della presa in cura,
non e` costante.
La nostra esperienza parte dal riconoscimento della validita` del processo
di civilta` avviato nel 1978 in Italia con le leggi di riforma sanitaria e
psichiatrica, che ha portato solo negli anni 1998-2000 al superamento
della gran parte degli ospedali psichiatrici. Tale processo di deistituzionalizzazione
non e` stato accompagnato dappertutto dalla realizzazione di
buoni servizi di salute mentale comunitaria per precise responsabilita` e ritardi
delle Regioni e del Governo centrale.
E `
appena il caso di sottolineare che il primo progetto-obiettivo nazionale
per la salute mentale fu emanato nel 1994, e metteva in evidenza
come la questione della salute mentale e della restituzione dei diritti di
cittadinanza alle persone colpite dalla sofferenza mentale non fosse stata
affrontata con la necessaria decisione, determinando in primo luogo uno
stato di abbandono e di inaccettabile degrado delle condizioni di vita delle
persone internate negli ospedali psichiatrici e in secondo luogo una non
adeguata organizzazione dei servizi territoriali.
Nel 1999 fu emanato il secondo progetto-obiettivo, con indicazioni
ancora piu` puntuali per le Regioni e le aziende sanitarie locali. Oltre a ribadire
la validita` del modello organizzativo (il dipartimento di salute mentale),
esso indicava gli obiettivi di salute, gli interventi prioritari, le politiche
e i programmi di salute. Anche questo secondo progetto di indirizzo
e` stato disatteso in gran parte del territorio nazionale, come ben evidenziato
dalla prima e unica Conferenza nazionale per la salute mentale, tenutasi
nel 2001.
Si e` registrata quindi, negli anni, una disattenzione generale sulla
questione «salute mentale» da parte delle Regioni chiamate a programmare
e garantire gli interventi sanitari e sociali, che ha determinato situazioni
di abbandono e cronicizzazione utilizzate strumentalmente da chi ha
Senato della Repubblica – 4 – XVI Legislatura
Commissione parlamentare di inchiesta 66º Res. Sten. (5 maggio 2010)
sempre ostacolato la piena attuazione della legge di riforma sanitaria.
Quest’ultima, nelle sue premesse, precisa che «la tutela della salute fisica
e psichica deve avvenire nel rispetto della dignita` e della liberta` della persona
umana» e che «il Servizio sanitario nazionale e` costituito dal complesso
delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attivita` destinati
alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica
di tutta la popolazione, senza distinzione di condizioni individuali e
sociali e secondo modalita` che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei
confronti del servizio».
In tanti luoghi, nonostante la legge nazionale lo imponesse, le persone
non hanno ricevuto cure e attenzione ed hanno peggiorato le loro
condizioni di salute. Di contro, pero`, singole aziende sanitarie locali e singoli
dipartimenti di salute mentale, grazie ad amministratori e direttori illuminati,
sono stati capaci di farsi carico della domanda di intervento e di
aiuto provenienti dalle comunita` locali offrendo, insieme alle cure mediche
e alle strutture, percorsi riabilitativi e di inclusione sociale, restituendo
alle persone fiducia e speranza di guarigione.
In questi luoghi simbolo, che possiamo trovare in tutte le Regioni d’Italia,
i risultati sono stati particolarmente positivi ed hanno dimostrato che,
anche nelle situazioni piu` gravi, le persone che vivono la condizione della
sofferenza mentale, se precocemente e correttamente prese in cura, possono
migliorare notevolmente (nel 60 per cento dei casi) o guarire (nel
30 per cento dei casi) ed essere soddisfacentemente inserite nella vita sociale
e lavorativa. Tali buone pratiche, in atto nel nostro Paese, meriterebbero
una maggiore valorizzazione e diffusione.
Le nostre associazioni, impegnate in tutte le Regioni d’Italia, vogliono
ribadire l’importanza della necessita` di difendere con forza il ruolo
del servizio pubblico di salute mentale e di quanto di importante ed innovativo
e` stato realizzato e si sta realizzando in tante parti del territorio,
grazie all’impegno competente e sensibile di tanti operatori ed alla costante
presenza attiva e alla vigilanza delle famiglie e delle associazioni
dei familiari e degli utenti.
L’esperienza italiana, inoltre, e` stata riconosciuta dalla Conferenza di
Helsinki, laddove, nel piano d’azione sulla salute mentale per l’Europa,
stabilisce che «occorre progettare e realizzare servizi specialistici di comunita`
accessibili 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana, con e´quipe
multidisciplinari, che possono prendere in carico persone con problemi
gravi quali schizofrenia, disturbi bipolari, depressione grave o demenza»
e che «occorre riconoscere l’esperienza e le competenze dei pazienti e
dei carers, come base essenziale per la pianificazione e lo sviluppo dei
servizi per la salute mentale».
Tali concetti vengono ulteriormente ripresi e valorizzati dalla risoluzione
per la salute mentale approvata nel 2009 dal Parlamento europeo,
che «sottolinea la necessita` di una pianificazione chiara e a lungo termine,
finalizzata a fornire servizi di salute mentale, in comunita` o in ospedale, di
alta qualita`, efficaci, accessibili ed universali, e a promuovere l’adozione
di criteri di controllo da parte di organi indipendenti». Inoltre, essa
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Commissione parlamentare di inchiesta 66º Res. Sten. (5 maggio 2010)
«chiede una migliore collaborazione e comunicazione tra i professionisti
che prestano le cure sanitarie primarie e i professionisti della salute mentale,
per affrontare con successo i problemi associati alla salute fisica e
mentale, incoraggiando un approccio olistico che tenga conto del profilo
complessivo degli individui dal punto di vista della salute fisica e mentale
».
Gli indirizzi quindi sono chiari sia a livello nazionale sia a livello europeo.
Occorre un maggiore impegno da parte di tutti perche´ non si ritorni
alla psichiatria dei manicomi, della contenzione e dell’elettroshock, e alla
reintroduzione del concetto di pericolosita` sociale.
Inoltre, resta tuttora aperta la questione degli ospedali psichiatrici
giudiziari, per i quali l’Italia e` stata sanzionata dal Consiglio d’Europa
per le condizioni in cui versano le persone internate.
Oggi siamo qui a dichiarare il nostro impegno per la difesa dei diritti
dei nostri cari e di tutte le persone che vivono l’esperienza della sofferenza
mentale, ma siamo qui anche per difendere il nostro diritto ad
una vita serena, senza sofferenza aggiuntiva.
Siamo qui per difendere il nostro diritto alla vita, senza che questo
comporti l’abbandono dei nostri cari o la loro mortificazione, senza far ricadere
su di loro, sulle loro condizioni di sofferenza e fragilita`, le colpe di
istituzioni sorde, alcune volte violente, spesso indifferenti, e senza far ricadere
su strumenti legislativi o normativi responsabilita` unicamente politiche
ed istituzionali.
Vogliamo anche denunciare qui la strumentalizzazione che alcuni
fanno del legittimo malcontento espresso da tanti familiari disperati, per
riproporre luoghi e pratiche di esclusione e controllo sociale. Ci riferiamo
soprattutto alla proposta Ciccioli, che le nostre associazioni hanno bocciato
totalmente. In particolare, il ricorso a trattamenti sanitari obbligatori
prolungati, per rispondere alle situazioni di urgenza e di emergenza, oltre
ad essere dannoso e assurdo dal punto di vista terapeutico, contrasta con il
dettato costituzionale.
Riteniamo invece condivisibili i contenuti del documento emanato
dalla conferenza delle Regioni, che ha approvato all’unanimita` il testo elaborato
dal gruppo tecnico interregionale salute mentale nel 2008.
Da parte nostra, ribadiamo la necessita` che in ogni dipartimento di
salute mentale, nell’individuazione delle priorita` strategiche, si riconosca
la «crescente capacita` degli utenti, dei familiari e delle associazioni, ad
affermare autonomamente l’area dei propri bisogni e delle risposte attese».
Sottolineiamo inoltre l’importanza che i dipartimenti operino affinche´
siano favoriti livelli partecipativi che esprimano il raggiungimento di precisi
obiettivi come, ad esempio, la costruzione di un progetto terapeutico
individuale, personalizzato e condiviso.
Sollecitiamo quindi un impegno della Commissione affinche´ siano
garantiti, attraverso le Regioni e le aziende sanitarie locali, su tutto il territorio
nazionale, interventi di prevenzione, cura e riabilitazione con risorse
umane e finanziarie adeguate.
Senato della Repubblica – 6 – XVI Legislatura
Commissione parlamentare di inchiesta 66º Res. Sten. (5 maggio 2010)
Abbiamo gia` sottolineato che in tutte le Regioni sono presenti esempi
di buone pratiche e di pessime pratiche e che noi familiari siamo impegnati
a sostenere il miglioramento della qualita` dei servizi, l’umanizzazione
dei luoghi di cura e delle pratiche, opponendoci con forza all’uso
della contenzione fisica spacciata come atto medico e all’eccessivo uso
di psicofarmaci. E ` questione questa che riguarda migliaia di persone e
di giovani che incontrano la sofferenza mentale per la prima volta e
che hanno il diritto di trovare risposta e accoglienza nella comunita` di appartenenza
e nei loro contesti di vita.
Sappiamo che le situazioni sono molto diversificate in relazione alla
capacita` dei servizi territoriali di ascoltare ed interpretare la domanda di
aiuto che proviene dal territorio, di sostenere le famiglie, di garantire percorsi
di cura personalizzati, di riconoscere la sofferenza mentale come
parte dell’esistenza umana e come tale trattarla.
E`
insopportabile che in un servizio di diagnosi e cura si possa morire
legati in un letto, e questo e` accaduto a Cagliari, Bari, Salerno e probabilmente
anche in altri luoghi, senza che venisse denunciato o segnalato. E`
insopportabile vedere come, alcune volte, nei servizi territoriali si trattino
con superficialita` le difficolta` espresse dai familiari nella disperata ricerca
di aiuto, cosı` com’e` insopportabile l’atteggiamento dei media, interessati
piu` che alla comprensione della vicenda umana alla sensazionalita` della
notizia.
Chiediamo dunque l’attenzione della Commissione su alcuni punti
fondamentali. Ci riferiamo, in particolare: all’uso moderato e razionale degli
psicofarmaci, affinche´ sia mantenuta alta l’aspettativa di guarigione
che le persone hanno; ad una campagna continua di lotta contro lo stigma
e i pregiudizi; alla diffusione dei dipartimenti di salute mentale su tutto il
territorio nazionale per la presa in cura nelle 24 ore.
Chiediamo di garantire che i luoghi della presa in cura siano immediatamente
identificabili e raggiungibili nel minor tempo possibile, accessibili,
accoglienti ed umani; di favorire la relazione terapeutica basata
sulla fiducia, il rispetto, la partecipazione e la condivisione del progetto
di cura e di vita da parte della persona interessata e delle persone care;
che siano favoriti i percorsi di ripresa attraverso la residenzialita`. Le
case in cui abitare devono essere di piccole dimensioni, nel contesto urbano,
a diversa intensita` di protezione, somiglianti alle case vere, in numero
sufficiente alla domanda che esprime il territorio.
Chiediamo, altresı`, che siano favorite le campagne di lotta allo stigma
e ai pregiudizi; che siano vietati espressamente la contenzione e qualunque
metodo coercitivo, lesivo della dignita` e della liberta` della persona; che sia
garantito il consenso informato. Ribadiamo che il trattamento sanitario obbligatorio
non e` la norma, ma costituisce un intervento straordinario, nel
rispetto di quanto stabilito dalla legge n. 833 del 1978.
Chiediamo, infine, che siano garantiti la formazione e l’aggiornamento
continuo del personale; che siano promossi i programmi di dimissionamento
dagli ospedali psichiatrici giudiziari per la loro definitiva chiusura;
che sia sostenuta l’impresa sociale per i percorsi riabilitativi eman-
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Commissione parlamentare di inchiesta 66º Res. Sten. (5 maggio 2010)
cipativi e gli inserimenti lavorativi delle persone con sofferenza mentale;
che sia sostenuto l’associazionismo dei familiari e degli utenti e che siano
costituite in tutte le Regioni le commissioni regionali per la salute mentale
ed in tutti i dipartimenti di salute mentale le consulte dipartimentali; che
sia garantito un sistema di monitoraggio della qualita` degli interventi.
PRESIDENTE. Ringraziamo la dottoressa Trincas per il suo contributo,
invitandola a consegnarci il testo della sua relazione, che potra` certamente
essere utile ai nostri lavori.
In particolare con riferimento alle affermazioni molto impegnative e
certamente molto severe che sono state rese dalla nostra ospite nella parte
iniziale del suo intervento, in ordine all’esistenza di un gran numero di
luoghi in cui si fa ricorso alla contenzione e all’elettroshock – mi sembra
che queste siano state le due parole ripetute con una certa frequenza – vorrei
chiedere se e` possibile avere, magari in un momento successivo, un
elenco anche solo parziale delle strutture presso le quali l’U.N.A.SA.M.
ritiene che tali pratiche vengano utilizzate.
Potrebbe essere molto utile per la Commissione e, in particolare, per i
relatori, disporre da questo punto di vista di una sorta di road map, anche
ai fini delle eventuali decisioni che potranno essere assunte al riguardo.
DIGILIO. Signor Presidente, intervengo brevemente per ribadire una
verita` brutale, del resto gia` evidenziata dalla presidente Trincas nella sua
relazione.
I dati scientifici dell’ultimo trentennio dimostrano che i disturbi mentali
sono oggi diagnosticabili precocemente e che possono essere tutti curati
[professor Mario Maj, professore ordinario di psichiatria all’universita`
di Napoli, e presidente della World Psychiatric Association], anche nei
casi piu` gravi, attraverso un’opportuna associazione tra psicofarmaci –
che, beninteso, sono sempre fondamentali –, pratiche psicoterapeutiche e
riabilitative.
Nonostante tali evidenze, pero`, nel nostro Paese le pratiche psicoterapeutiche
e riabilitative sono oggi a disposizione di pochissime persone, per
cui un giovane che si ammala oggi in Italia, nella maggior parte dei casi e`
purtroppo ancora condannato alla cronicizzazione e alla disabilita`, mentre
potrebbe essere invece autonomo ed inserito utilmente nella societa`, con
una qualita` di vita molto diversa, senza costituire oltretutto un peso per
la collettivita`.
Questo, a nostro avviso, e` un vero delitto che viene reiterato tutti i
giorni, e che non e` piu` possibile sopportare.
MUGGIA. Sono il fondatore e il presidente onorario dell’U.N.A.-
SA.M..
Prima di tutto desidero dare una breve risposta alla domanda rivolta
dal presidente Marino. In Italia gli SPDC (servizi psichiatrici di diagnosi e
cura) nei quali non si lega il paziente si possono contare – per cosı` dire –
sulle dita di una mano, essendo una percentuale davvero bassa: sono in
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Commissione parlamentare di inchiesta 66º Res. Sten. (5 maggio 2010)
totale 12. Esiste un’associazione di infermieri psichiatrici, la cui sede
credo sia a Mantova, denominata «Club SPDC aperti no restraint» che dispone
di dati aggiornati.
Desidero fornire due numeri fondamentali a tutti i commissari. I malati
sofferenti di disturbi psichici gravi sono almeno l’1 per cento della popolazione
mondiale, cosı` come di quella nazionale o regionale, nel senso
che si tratta di una percentuale uguale dappertutto, che coinvolge allo
stesso modo sia maschi che femmine.
L’altro numero fondamentale da evidenziare riguarda l’incidenza, che
e` di un malato per 10.000 all’anno. In un regione come la Lombardia che
conta 10 milioni di abitanti, bisogna far fronte a 1.000 giovani di circa
vent’anni che si ammalano ogni anno. Pertanto, se il sistema non e` in
grado di prendere in cura questi giovani – come ha teste´ detto l’amico Digilio
– il loro deterioramento, dovuto ad una tardiva presa in cura e ad una
scarsa terapia che consiste solo nell’assunzione di poche pastiglie, li condanna
ad una cronicita` che non meritano, o meglio che non meritano loro
ne´ le loro famiglie.
Peraltro in questo modo si tolgono dalla societa` risorse umane che
magari, pur se con difficolta`, potrebbero lavorare, partecipare alla vita sociale
e per giunta pagare le tasse – come dicono gli americani – invece di
essere di peso.
Svolgo ora una seconda considerazione, che ritengo alla base di tutta
la problematica della salute mentale, nonche´ alla base della Conferenza di
Helsinki a cui ho partecipato insieme all’Unione europea delle famiglie. Il
problema della salute mentale e` di natura etica e culturale a livello mondiale,
in quanto lo stigma e il pregiudizio sono presenti in tutto il mondo.
Nessuno aiuta a combattere lo stigma e il pregiudizio.
Faccio un ultimo esempio, per concludere il mio intervento, con riferimento
a quella persona che, la scorsa settimana, ha ucciso la ex moglie,
un vicino di casa e un collega di lavoro (ha commesso tre omicidi). Sulla
stampa veniva riportato il seguente titolo: «L’Italia e` il Paese dei pazzi
armati in liberta`». Un fatto davvero intollerabile, dal momento che quella
persona era sana, relativamente come lo sono io e lo siete voi. Quell’uomo
nutriva un certo rancore che portava dietro da tempo e che un bel giorno
lo ha portato a vendicarsi, come potrebbe fare qualunque dipendente contro
un datore di lavoro prepotente e arrogante o qualunque coniuge geloso
nei confronti del proprio partner.
Non si tratta di follia: e` assolutamente normale, tant’e` vero che, secondo
le statistiche proporzionate alle relative popolazioni, la percentuale
dei fatti gravi di sangue commessi dalle persone malate di mente e` esattamente
uguale a quello dei fatti commessi dai cosiddetti sani. Aggiungo
che in Italia dal 1978 – data di pubblicazione della legge n. 180 – non e`
assolutamente aumentato il numero dei delitti commessi da persone malate
di mente.
Concludo il mio intervento con le parole pronunciate dall’ex direttore
generale dell’OMS, signora Gro Harlem Brundtland, la quale, nel convocare
la Conferenza di Helsinki e nel redigere due importantissimi docu-
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Commissione parlamentare di inchiesta 66º Res. Sten. (5 maggio 2010)
menti (uno relativo all’indirizzo e l’altro all’applicazione delle linee: sono
consultabili in tutti i siti Internet, anche nel nostro), affermava: «Vi e` una
sola strada: assicurare che la nostra sia l’ultima generazione a permettere
che la vergogna e lo stigma regnino al di sopra della scienza e della ragione
».
CANZIAN. Rappresento circa 60 associazioni lombarde e vorrei aggiungere
a quanto e` stato detto che si puo` combattere lo stigma solo
con servizi buoni. E`
impossibile farlo se i servizi sono cattivi, e purtroppo
spesso lo sono.
Qualche specificita` della Lombardia credo vada bene illuminata, anche
perche´ alcune proposte dell’onorevole Ciccioli mi sembra vadano in
quella direzione. Il modello lombardo che tanto si declama privilegia di
fatto il privato, a scapito dei servizi pubblici, con risultati pessimi in termini
di contenuti e costi davvero elevati. Si privilegiano le residenzialita` a
scapito del lavoro di integrazione della persona nel territorio.
Non abbiamo bisogno di strutture residenziali dove far soggiornare le
persone per tre anni per poi passarle in un’altra struttura; abbiamo bisogno
di strutture di comunita` dove il periodo di soggiorno sia breve, per permettere
alle persone di essere successivamente inserite ed integrate nel territorio.
Per questo occorrono risorse umane piu` che strutture, cosı` come il
modello – per esempio – di Trieste effettivamente dimostra ed insegna. I
servizi di salute mentale che funzionano permettono alle persone di inserirsi
nel proprio territorio.
TENENTI. Faccio parte del coordinamento regionale dell’Emilia-Romagna,
dove la situazione e` – per cosı` dire – a macchia di leopardo, nel
senso che esistono buone pratiche da prendere a modello ma accade pure
che si incontrano difficolta` – e` successo a Bologna – nel creare un comitato
di utenti familiari. Abbiamo comunque collaborato per costituire vari
comitati di utenti familiari e operatori nelle varie Province.
Riguardo alla contenzione, abbiamo ottenuto un protocollo che – per
quanto mi risulta – a Rimini e altrove sta evitando che si leghino ancora le
persone, anche per i fatti molto gravi successi di recente. Ricordo che a
Forlı` una signora di 55 anni e` morta legata al letto dopo cinque giorni
che si trovava in quelle condizioni: situazioni che non vengono nemmeno
denunciate dai familiari. Ricordo poi il caso di un ragazzo di 33 anni
stroncato da un infarto a Rimini.
Noi familiari comunque, anche nel coordinamento Emilia-Romagna,
abbiamo avuto sempre un certo spirito, nel senso che abbiamo contestato
i fatti che non andavano bene e nello stesso tempo abbiamo trovato terreno
fertile per collaborare, finche´ dalla Regione abbiamo ottenuto certe
risposte; adesso speriamo di riceverne ancora.
Ripeto, abbiamo ottenuto un protocollo contro la contenzione e cercheremo
di ottenere che gli SPDC della nostra Regione non siano piu` a
porte chiuse bensı` a porte aperte, come il club dei 13 che veniva richiamato.
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Commissione parlamentare di inchiesta 66º Res. Sten. (5 maggio 2010)
In effetti, quando si crea una buon relazione tra gli operatori e le persone,
queste vengono sempre ascoltate, prima di tutto da noi familiari che
facciamo sempre da portavoce. Il nostro punto di vista, pero`, non sempre e`
uguale a quello dei fruitori, delle persone che sulla loro pelle soffrono veramente
il disagio mentale.
Ho letto piu` volte la proposta di legge Ciccioli. Non dico che al cento
per cento sia da buttare ma non la condivido quasi per intero: parte da un
presupposto assolutamente sbagliato; parte dalla fine, ossia dal TSO (trasformandolo
in TSO prolungato, anche con l’utilizzo di strutture private) e
quindi riporta a un discorso manicomiale. Non si parla mai della persona,
che invece va anzitutto ascoltata e con lei va impostato un progetto individuale
e condiviso.
PRESIDENTE. Prendo atto dell’indicazione che sono veramente poche
le strutture dove non si pratica in maniera liberalizzata la contenzione.
Poiche´ avete una visione della situazione dell’intero Paese, sarebbe utile
se la nostra Commissione potesse disporre di un elenco dei luoghi che
voi considerate piu` critici.
MUGGIA. Manderemo l’elenco dei luoghi dove non si lega: facciamo
prima.
PRESIDENTE. Io preferirei avere l’elenco dei luoghi dove voi ritenete
che vi siano situazioni critiche: potra` essere consegnato ai nostri relatori,
i senatori Bosone e Saccomanno, che lo valuteranno per adottare le
decisioni piu` opportune.
BOSONE (PD). Signor Presidente, in primo luogo vorrei scusarmi
per il ritardo, ma tengo a precisare che mi stavo occupando proprio di
cooperativismo sociale, con riferimento al disagio psichico, per cui comprendo
perfettamente la necessita` di inserire tali pazienti. Intanto, il cooperativismo
sociale deve avere un doppio risvolto: quello dell’assistenza
territoriale, da un lato, e l’integrazione lavorativa dei pazienti, dall’altro.
Si tratta di un fenomeno che dobbiamo incentivare, valutandolo con
estrema attenzione.
Ritengo che in Italia ci siano situazioni di grande criticita` in alcune
Regioni e persino a macchia di leopardo. Sappiamo che ci sono luoghi
dove si contiene di piu` ed altri dove si contiene molto di meno; luoghi
dove c’e` una residenzialita` piu` attenta alla persona ed altri dove invece
c’e` una residenzialita` piu` attenta alla contenzione, che diventa spesso
una nuova versione del manicomio. Su quest’ultima questione penso che
bisognerebbe avere molta cautela, perche´ e` facile trasformare una residenzialita`
lunga in un nuovo manicomio, seppur piu` piccolo, ma con caratteristiche
non dissimili, soprattutto se gestito da strutture che non prestano
attenzione alla persona quanto al lucro o al tecnicismo.
Pur con tutti i limiti e le differenze esistenti, non pensate che sia
giunto il momento di fare uno scatto in avanti, anche rispetto alla legge
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n. 180 del 1978, abolendo completamente, ad esempio, gli SPDC (servizi
psichiatrici di diagnosi e cura) e facendo dei CSM (centri di salute mentale),
di fatto, i luoghi della cura dell’acuto? Intendo dire che oggi abbiamo
un sistema di emergenza-urgenza, i DEA (dipartimenti d’emergenza
e accettazione), attrezzati per l’osservazione breve, dove la fase
di pousse´e puo` essere trattata senza la necessita` di un trasferimento in
un reparto di tipo ospedaliero. Cosa pensate della proposta di abolire completamente
gli SPDC e di trasferirne le funzioni ai CSM?
COSENTINO (PD). Signor Presidente, mi sembra di capire che i nostri
ospiti siano contrari ad una modifica nella sostanza della legge n. 180
del 1978, che ha raggiunto un suo equilibrio, e che attribuiscano le mancate
risposte all’inadeguatezza dal punto di vista dei finanziamenti e, forse
ancor di piu`, delle politiche che le Regioni e le ASL hanno prodotto.
Al di la` del testo di legge presentato alla Camera e del dibattito che
si e` svolto anche al Senato; assunto il dato della vostra contrarieta` alla
modifica della legge in vigore, vorrei capire se, nei vostri contatti con
il Governo, avete chiesto l’inserimento del settore della salute mentale
tra gli obiettivi di quel sistema di valutazione nazionale della qualita`
dei servizi sanitari, di cui ha parlato recentemente il ministro Fazio. Avete
avanzato delle proposte in tal senso? In caso positivo, quali risposte avete
ricevuto?
MASCITELLI (IdV). Signor Presidente, gli interventi dei nostri auditi
sono stati molto esaurienti e di essi mi ha particolarmente colpito un passaggio
in cui si e` fatto riferimento a una sorta di road map, in senso positivo,
dei comitati regionali di tutela della salute mentale.
Sulla base della vostra esperienza, nelle diverse Regioni italiane avete
notato se l’esistenza di tali comitati coincide con una maggiore attenzione
e sensibilita` nella politica sanitaria di tutela?
POLI BORTONE (UDC-SVP-IS-Aut). Signor Presidente, la mia domanda
e` diretta a sapere se, rispetto al documento approvato in Conferenza
Stato-Regioni, che i nostri ospiti sostengono di condividere, da parte
del Governo e delle singole Regioni siano stati assunti degli impegni.
La presidente Trincas ci ha riferito che vi sono delle enunciazioni di
principio, ma siccome ci avviamo verso il federalismo fiscale, in relazione
al quale bisognera` stabilire dei costi anche per il tipo di intervento di cui
stiamo parlando, vorrei sapere se e che tipo di impegni siano stati assunti.
PRESIDENTE. Ribadisco che per noi sarebbe molto utile avere da
parte vostra, attraverso un documento che dovreste farci pervenire quanto
prima, delle indicazioni di maggiore dettaglio rispetto alle domande poste
da me e dai commissari; sarebbe un aiuto molto prezioso nel lavoro che
intendiamo portare avanti.
Senato della Repubblica – 12 – XVI Legislatura
Commissione parlamentare di inchiesta 66º Res. Sten. (5 maggio 2010)
TRINCAS. Signor Presidente, vorrei iniziare dalla domanda riguardante
lo strumento della commissione regionale sulla salute mentale. In
alcune Regioni d’Italia gli assessorati si sono dotati di una commissione
regionale di salute mentale, di cui fanno parte i direttori dei dipartimenti
di salute mentale, esponenti della cooperazione sociale, le organizzazioni
dei familiari maggiormente rappresentative, la rappresentanza dei Comuni,
l’ANCI e le universita`. Dove esiste un simile strumento di partecipazione,
di condivisione e di programmazione, evidentemente c’e` anche la volonta`
da parte della Regione di programmare interventi globali sulla salute mentale
che coinvolgano tutti i soggetti interessati, e in questi casi la situazione
e` decisamente migliore: per lo meno si dispone di uno strumento
cui inviare le proposte, le critiche e quant’altro.
In una sola Regione d’Italia, il Lazio, esistono anche le consulte dipartimentali:
un altro fondamentale strumento di partecipazione e di democrazia,
che in un territorio piu` limitato (il dipartimento) consente una
maggiore condivisione delle politiche e della programmazione degli interventi.
Il nostro auspicio e` che tale strumento di partecipazione si diffonda
in tutte le Regioni.
In un’altra Regione italiana, la Toscana, esiste un altro strumento di
partecipazione: la verifica annuale condotta sull’efficacia e l’efficienza dei
servizi di salute mentale. Tutti i direttori generali delle ASL, unitamente
alle organizzazioni dei familiari degli utenti e al volontariato, vengono
chiamati a relazionare sullo stato di attuazione e di funzionamento dei servizi.
Si tratta di importanti strumenti di partecipazione che permettono a
ciascuna delle parti coinvolte di assumersi le proprie responsabilita` e di
dare il proprio contributo alla realizzazione dell’obiettivo condiviso.
Per quanto riguarda la proposta Ciccioli, la nostra posizione e` di difesa
totale dei contenuti e dei valori enunciati nella legge di riforma sanitaria,
la n. 833 del 1978, nonche´ nella legge di riforma psichiatrica, la
n. 180 del 1978, inglobata peraltro nella legge di riforma sanitaria.
Siamo convinti che, dal punto di vista normativo e legislativo, non ci
sia nulla da cambiare. Piuttosto, riteniamo che sia necessario individuare a
livello parlamentare e governativo gli strumenti adatti per monitorare le
Regioni in ordine alla pratica attuazione degli indirizzi indicati dalla legge
di riforma sanitaria.
Crediamo che il discorso non riguardi tanto la mancanza degli strumenti
normativi e legislativi, ma piuttosto la volonta` politica ed amministrativa;
ancor prima della questione delle risorse, il problema che si pone,
a nostro avviso, e` proprio quello della volonta` politica di procedere in una
certa direzione invece che in un’altra.
Chiediamo che si vigili sulle Regioni e sulla loro attivita`, pur nella
consapevolezza che con il federalismo le Regioni sono ovviamente autonome
nella programmazione. Dal momento che siamo nell’Italia unita,
chiediamo che il nostro Paese sia unito anche per quanto concerne il diritto
di tutti a ricevere cure adeguate e servizi di alta qualita`.
Per quanto attiene poi alla questione dei rapporti con il Ministero
della salute, ci tengo a precisare che non abbiamo ancora incontrato il mi-
Senato della Repubblica – 13 – XVI Legislatura
Commissione parlamentare di inchiesta 66º Res. Sten. (5 maggio 2010)
nistro Fazio, ma probabilmente cio` accadra` in occasione della manifestazione
che l’U.N.A.SA.M. ha organizzato per il prossimo 27 maggio.
Siamo comunque assolutamente d’accordo sul fatto che la salute mentale
debba stare all’interno dei sistemi di valutazione, ed e` quanto anche noi
chiederemo al Ministro.
Infine, per quanto riguarda i servizi psichiatrici di diagnosi e cura,
sono 20 anni che penso che debbano essere superati; da 20 anni chiediamo
che i servizi territoriali di salute mentale siano organizzati in modo tale da
rispondere nelle 24 ore a tutti i bisogni di cura e di assistenza che le persone
esprimono nei territori di appartenenza.
Presso i dipartimenti di salute mentale che hanno applicato questo
modello organizzativo i servizi di diagnosi e cura hanno pochissimi posti
letto (in alcuni casi solo quattro), perlopiu` non occupati, e questo perche´ i
posti letto si trovano nei centri territoriali di salute mentale, che rispondono
anche ai bisogni di urgenza e di emergenza.
Riteniamo che le cure debbano essere garantite non dall’ospedale;
che si possa rispondere ai bisogni delle persone sul territorio, nei centri
di salute mentale, nelle case e nei luoghi di vita delle persone. Siamo altresı`
convinti che gli interventi presso centri di salute mentale adeguati
diano sicuramente i risultati migliori.
Si puo` ragionare certamente anche sul superamento dei servizi psichiatrici
di diagnosi e cura.
PRESIDENTE. Vi ringrazio per il vostro contributo e per la vostra
capacita` di sintesi.
La nostra, come immagino abbiate percepito, e` una reale preoccupazione:
da un lato, si tratta di intervenire con suggerimenti migliorativi, capaci
di garantire in tutto il territorio italiano lo stesso standard di assistenza
e cura per le malattie mentali; dall’altro lato, e` importante ascoltare
le osservazioni che vengono da persone preparate come voi, affinche´ ci
accompagnino nel lavoro che come Commissione stiamo conducendo,
sotto la guida dei relatori Bosone e Saccomanno.
Le nostre conclusioni potranno costituire un importante materiale per
chi si occupera` della questione in sede legislativa.
Dichiaro conclusa l’audizione odierna e rinvio il seguito dell’inchiesta
in titolo ad altra seduta.
I lavori terminano alle ore 15.
Licenziato per la stampa dall’Ufficio dei Resoconti
Senato della Repubblica – 14 – XVI Legislatura
Commissione parlamentare di inchiesta 66º Res. Sten. (5 maggio 2010)

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